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Full text of "Leggenda di s. Silvestro papa scritta in latino dal beato Jacopo da Varagine e volgarizzata nel buon secolo"

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LEGGENDA DI S. 

SILVESTRO PAPA 
SCRITTA IN 
LATINO DAL 

BEATO JACOPO... 

Jacobus : de Voragine, Luigi 
Razzolimi 



m 




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LUGGEIVDA 

. SILVESTRO PAPA 



DU BEATO JACOPO DA VARAGIHE 



OMVAB. LIIGI HAZIOLIKI 



F i 11 E » Z E 
1871 



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A HEHOBABOB ONORANZA 

DI LOREHZO FRESGOBALDI 

PATRIZIO FlOnfiflTIHO 
CHE OGGI ASCENDE NOVELLO PONTEFICE 

LA GATTBDBA PIBSOLANA 
QUESTA LEGGENDA DELL'AUREO SEGOLO 
' NELL'UNIVERSALE rESTBGGUHBNTO DELLA SUA DIOCESI 
IL 3AC. lUIGI RUZOLINI 
PRIORE DI S. MARIA ALLA CANONICA 
DEVOTAKENTB CONSACRA. 

TMC DICRHBIIl ISTI. 



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unoi BiiiDinii 



Dcaidcmodo io di manifostvo cou qualche segpQO 
esteriore la gioia vivÌBsima che seato nell' animo, e di 
Eocoadnro k letizia nnÌTerBalo della DtogesiFieBolaiia 
per r ingresso solenne del sno novello Padre e Pa- 
store, mi studiava troraie un tema, ohe corrispondesse 
in qualche maniera sii' altezza dell' avvenimento , e 
che fesse altresì conformo al genero de' miei stadi. 
B poiché in sì fauste occisioni 6 invalso 1' ubo di 
mettere in luco qualclu.' iiitHlifa. si'i'ittura de! buou se- 
colo della lingua per ;ivv;LntÉiggi;iM le umane lotterò, 
anch'io ho divisato di seguire sì hella costumanza, 
piottostochè, riprendere la cetra, ohe, da più anni la- 
sciata da banda, or male risponderahbe con le trascu- 
rate corde al piacer mio ed alla espettazione del leg- 
gittOTÌ. Ben mi fn facile trovare A fittta scrittora 
nella mia biblioteca. Vennemi a mano nn Codice del 
Secolo XIV, tntt'oro per la lìngua, ohe tra le altre 
cose contiene una Leggenda inedita dì S. Silvestro 



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Papa', o questa mi sona risaluto di metterà m pub- 
blico. Q un fcdolÌEBÌaie volgarizzamento dal latino del 
B. Jacopo da Varatine dell'Ordine de' Predicatori ed 
AtcìTescovo di Genova, autore di^l Lefrcrcndarm drs Snnti. 
Se «i riguardi dal lat I 11 11 
di gran mooiento, pi.'i'ijr'i:ii>^ :n [i<iiiiii m rui iu iii'lmili 
ai beveva assai grosso in fatto di critica: ma se si con- 
sideri dal lato della lingua ella b da tenersi m molta 
antorilà, offrendo larga mosse di voci o di belle maniere 
da arriccbire vie piCl il tesoro del patrio lingnag^o. 

1! giacché or mi se n offre il destro , descriverò 
in breve il mio Codice, che possougo per graziosa 
cessione del mio ottimo amico L'av. Palaa-i SegreUrio 
generalo delli R. Cumm V 1 d T n 

fautore calJisaimo d 

glitore di patrie niemune. uaesio prezicso cimelio 6 
cartaceo, e dal modo della grafia b\ rileva esBcre stato 
eciitto sul fine del secolo ttedmoquarto. L'ontiene l'i^van- 
gelto volgarixzato di S, Giovanni, clie si dice quotidia- 
namente alla Messa, Io Leggende di S. Giovanni Batista, 
di S. Simone e Taddeo Apostoli, di S. Barnaba, di S. 
ailvtìstro Papa, di h. Luca Evangelista, non che il 
Simbolo volgariiinto di b. Atanasio ed alcuno brevi 
Or z □ Lt L 11 ( lit t luella 

1 oh. 

M n 7z I 11 I B rti , ora 

L ur r a ppi n R di; e 



S. ailtestro. oha pubuiii» n Napoli il eli. Uioheie Meiga di 
compisnli DiBniorii nel 18a9. la quale è tutt' alTatto diversa. 



l'sltra di S. Barnaba fa messa in pubblico dal cb. 
ZamBrini sopra un Cod. MsgUabeobìano hoIId CoUe- 
none it Zeggenie Inerte in S voi., Bologm, iS55; 
le altre scritture, secondo le ricercbe fatte, nii sem- 
brano inedite. Nella guardia anteriore del Codice, dopo 
alcuni paesi trascritti dalla Divina Commcdiii , ò il 
nome doli' antico posBOssoro, cho fu un Marco di Ohe- 
rardo dal Pania a Sicvc; c nella posteriore trovasi un 
madrigaletto, tutto celeste candore, che qui mi piace 
di pubblicare in grazia degli amatori delle Scritture 
del buon secolo. 

TsDla lame n'U iIbId, o Sipior mio^ 
eh' r 6on TcnnlD a le coll'inlellcllo; 
Ma giiialo nel coapello 
DeDa Im niDealaile 
Più li noD posso andare. 




lo 



La inflntla grande:» 
Pnisi In 'ngegno min. 
> vorrei por lopcre 



Qael ch'il di lii dalla lan Deiladf, 



E per tertenso irere 
DI le qiulche ra(ioDe; 



Ha quelli voglia è Tralb , * 



* Fnllo tgg. psr Vma, Di nmmm nmtittv, tninet alla 



Penili più U è nuU« 
Se non Iddio. 
Adpnqna d mio diiio 
Perchè cerca ragiono 
IH quel die seniire la ed t mio IiioT 
Tanto Inme m'ii dalo, o Signor mio. 

Come Sa mio coBtnme nelle passate pabblicazioni 
di Testi dì Lingua di ag^nngere in £ne uno Spoglio 
delle Vod e Modi di dire o mnncaati al Vocabolario 
della Crusca o non indegni di conaidcrozionc, così ìio 
praticato in questa. Ha usata la maggior diligenza 
per esser fedele alla genuina lezione del Codice, che 
È assai corretto e scritto , per ciò cbc mi detta la 
pratica, da un amannensa Eoreatino. Gradisci, □ gentil 
lettore , queste poolie parole, obB ho creduto di pre- 
mettere a quest'aurea Leg;genda, e tÌvì felice. 



DI SANTO SILVESTRO 



PAPA. E CONFESSORE 



Silvestro ingenerato dalla madre cliiamata Giusta 
per nomo o per futlu, e a:ii:iii!rs(raio da Cirino proto, 
r albergLeriii de^li ^nùiiA li. Dio iumitmineufe operava. 
Uno elio aveva nome Timotuo, cristiauissimo uomo, 
fu ricevuto in ospizio da lui, il quale per la grande 
petseguìzionc ' era schifato. Costui dopo l'anno rice- 
vette il raortirio, predicando porfettamonte la fede del 
nostro Signore C Salvatore Cristo Jcsu. Pensando 
Tarquinio prefetto dì Roma che Timoteo abbondaEse 
di molte ricchezze, dimandoUc a Silvestro, minaccian- 
dolo della morto. Ma dacché ebbe saputo che Timoteo 
non aveva avute queste ricchezze, comandò a Silvestro 
che sacrificasse agl'iduli: e so non volesse, riceve- 
rehbe l'altro dì varie generazioni di tormenti. Al quale 
disse Silvestro: Stolto e matto, tu morrai in questa 
notte, e riceverai tormento sanza fine; e; o %-uDgli ta 
o no, Gonoacoraì clie è verace Iddio quello, che noi 
adoriamo. K Silvestro fii mes.^o in prigione, e Tar- 
qninio fu invitato a. una cena. E mang-iando egli, uno 

' V. A. InvB«e di Ptrwttioae. Li Crusca ns adduca im 



— 10 — 

Osso di pesce g'h s awoiso nciia gola, che por ve- 
p no n p nff 0 e 

R così odia mcKzr, noUc mori e f,i povmo dia fossa 

carce p 
gan 

era nel suo asnotto uomo aucoiico o risoicndento nel 
panare, integro ucl corpo, santo nell'Opera, grande 
in consiglio, cattolico nella fede, pazientissimo nella 
speranza , aperto nella contade. Morto Melcluade ve- 
Bcovo della cittì, di Soma. aiWeatro da latto il po- 
polo. avTegmichQ molto controdicesso. fu fatto sommo 
PonteSce de Cristi ani. uuesti aveva nna matricola. 

loro Dccessifoùi. Qu.-sti o:-,lii,ó <■]>■:- iV.^,,? da digimiaro 
li mcrcolcm c j vanerui e i sauato, e i giovedì fosse 
guardato come la domemce: A, Cristiani green che di- 
cevano eh era da gaardare il saldato più clie 1 gio- 
vedì . rispose clic ciò non doveva farsi . c si percliè 
dato degli Apostoli, e si percbà e loco si doveva avere 
compassione della aepoltura del Signote e Salvatore 
nostro Cristo Jesn. Ma ' e Greci dicevano ; Uno è il 



> ' Tb1« {m elu, nella gitali, e ai IrovaoD nan pochi egamiil 
nel Clssalc[, dai quali il tke 6 usnlo aenzu preposlitone eoa 
Bgura pro[iTl& del Orecl e del Latini. 

' DMtaeaze praticala dogli Aotictii , coms Corpom, Da- 
'kara te Oggi è solo tu aso le Ttaipora. 

' Plarale dsH'Actlcolo E! per II. Vedi in proponilo la dnl- 
t[ulin& Sitpeit» iti Ch. Ifaitnmct alla Senttata delia erutta. 
Fimtt, 1860, (fi 8.* 



satiato della aepottura. il qnale è una volta 1 anno, - 
e da digionare. Ai qnali disse il sommo ponteGce Sii- 
TSBtra Becondamente: Che come ogni domenica h ador- 
nata della gloria della resurrezione del nostro signore 
e salvatore Cristo Jeau, cosi h ogni sabato delia se- 
poltaca di Cristo Jcsa. Adunqne se al sauata assco- 
tiscono. del giovedì fortemente coetenuono. affermando 
che (questo di non si dchbe accompairearc colie so- 
lennità de" (Jristiam. Ma il sommo pontehco tjilvostro 
mastra la sua dignitii essere spezialmente tn tre cose: 
la prima i che in questo di il E^ignore e Salvatore 
nostro Cristo Jcsu n andò m cielo: la seconda ò per- 
chè in questo di ordinò il sagramento del corpo e del 
sangue suo. quando comanicò gli Apostoli suoi: la 
terza è che in queste di è fatta la santa crisma della 
Chiesa militante. E dotte questo cose il sommo pon- 
tefice ìsnvoictro. liitte ic tiiriltitauini L'U acconsentirono. 
M p n 

nei, e nnclimsesi m ijuclio munte oiratto. Ma Costan- 
tino imperadore di Boma, per la perBOcasione che egli 
faceva come tiranno contro a Cristiani . degnamente 
caude in una incurabile lebbra. Alfine per consiglio 

do pontefici dcgl Moli furono menati tremila fanciulli 
f I t ! I t,n e nel n 

gno loro caldo. E uscendo fuori di-A palagio Coatan- 

p 1 i 
ili-i defaiiciuIH (■..:m.> ii,(:.>!,i:--> 1,-.:- n.,|ii-!iate, 

farniido mi.-^cralnli- pirinfu, li v,.--..iid,) Cwliiutl^io im- 
peradore ciò. incommcio a lagrimare. e comanuo che 
stesse fermo il carro, e mzossi in piedi, e disse: 




roari o molto altre pro- 
i crudcltade? Cbè aiero 
a de popou combaHeuu 
ore 1 VIZI e i peccau è 



citoro stato. E oUora colui, die Ò stato vincitore, ò 
vinto, quando la cruuuitiiac vinco la nietatia. Ed im- 
pefotò in questo assauo c nssuiimenio io voglio clie 

EO noi BOlamonto ci lasceremo vincerò alla piotado. E 



non sono sicuro ai guarire per io loro eanguo ; ma 
bene aono aicuto, aa per me s ucctaoao. o gttarisca 
10 0 no. di rimanere aervo di cmdeitade. Kd imperb 
10 voglio rimanere servo e figliuolo delia misericordia 
e pietade, ed a' fanciulli eia salvata la vita. Ed allora. 



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— 13 — 

comBudd olia a ciaBcuna dooDa fosso rcnduto i! suo 
figlinolo. ÌB poi ritornò Costantino imperadore al suo 
palazzo, e fece aprire i enei tesori, e fece d^re gran- 
diadini doni e bellissime gioie n tutte lo madri di 
quelli fascinili, ohe dovevano essere morti por lui; 
accioccliè, come elleno erano venuto a Roma piangendo, 
aspettando la morte de' loro figliuoli, così per contra- 
rio tornasaono alle loro case cantando per li grondi 
doni , che elle rìcovettono da Costantino imperadore. 
B fa dato loro danari per ispcsc per tutta la vìa, e 
rimandone in pace. 

Adivcnno ' che la seguente notte apparve a Co- 
stantino imperadore santo Piero e santo Pagolo, o 
dissono: Fercliè tu avesti in aliominazione lo spat^i- 
mento del sangue innocente, hcà il nostro Signore 
e Salvatore Cristo Jesu mandati per dare a te consì- 
glio di ricevere sonitade. Adunque fa' chiamare ÌL 
sommo pontefice Silvestro , il quale sta nascoso nel 
monte Siratto, ed egli ti mostrerii uno bagno, nel 
quale, quando Cu ti sariiì messo tre volte, sarai cu- 
rato da ogni iufcrmitìi dì lebbra. £ tu ne renderai 
questo cambio al nostro Salvatore Cristo Jesn, che 
tu disfaccia tutti i templi degl'idoli, e racconci le 
chiese del nostro Signore Cristo Jesu, e da quinci in- 
nanzi sìa fatto suo coltivatore. 

E incontanente svegliandosi Costantino imperadore 
mandò cavalieri per Io Bommo pontefice Silvestro. Ed 
egli veggendoli, tosto credettesi andare al martirio, 

' UbqIius iDth», cbs ttt, invoca di iien**, di cui puoi 
vedere CKinpl nel Vocabatorlo. 



BÌccliè raccomBndandosi al mio Signora e Salvatore 
Ciisto Jean oonfortaTa aè e ì sooi compagni alU pna* 
aione. Sanza pania venne a Costantino imperadore. Al 
quale disse Costantino; Dell'essere tu il bene venuto 
ci rallegriamo. E quegli disse : Pace a te o vittoria 
ti sia amm io latrata dal ciclo. Allora Costantino im- 
peradoro gli spiiinò la -visione!, clic avrvii avuta, c ili- 
maiidollo clii fossero quelli iddi^i. ^ihp.- li-y rispoM: 
Apostoli del nostro Signore (.'n.'-'n .li'i-ii ^'nm, i; non 
iddei. Allora a dtmandagiooe di Costautiao imperadoro 
il 'sommo pontefice Silvestro à si fece recare le im- 
magini loro. Qnando lo 'mperadore le vide, inconta- 
nente disse òhe colali erano enti , * clis apparvono a 
lui. E T Bommo pontefice Silvestro l' ammaestrò della 
fede del nostro Signore c Salvatore Cristo Jeso, e 
imposoli il digiuno d'una settimana, ed ammonillo cho 
fessone aperto tutte lo carceri. Ed cesocdo entrato 
lo 'mperadore nell'acqua dui ^a;ilu b^ittcsimo, iiiai-avì- 
glioMO splendore v'nppurvi; e cln.in ìim-, e roM u'iiscl 
sanato o mondo: e afTermò Costantino impcradorc che 
aveva veduto Cristo Jesiu El * primo di del ano bot- 
teaimo diede questa legge; Che il Signore e Salva- 
tore nostro Cristo Jesu fosse adorato come vorace Id- 
dio da tutto il popolo nomano. Il seeoodo di diede 
questa sentenzia : Clio se fo.ssc alcuno che bestem- 
iniasso Cristo Jesu , fosse punito. 11 terzo di fece co- 
mandamento che chi ofièndesse ad alcuno Cristiano, 

' Parllelpio paauta dall'antico vinbo Sm p«[ Sturi. 
Vcd[D» litri emafl dbI Vocabolario. 
' VmII noia B piff. 10. 



fosso pnvBio della motii ue suoi beni. 11 quarto 
di ordino che cosi come Io mperadore è capo di 
Roma , finsi il sommo Pontefice fosso capo ui tutti 



unte 

ingiurie. Il sl■^■■. ili ()i-iii[i'i (-Ufi ninno ilcDUa edificare 
chiose dentro dallo mura ucua cutu di Roma Ganza 
saa licoDzia. cioè del sommo FoDtefice. E 1 Bettuno 
di ordinò che delle reali paueaaioni bi deblnno dare 
le uecime per edificare le chiese. L ottavo di se ne 
venne alia chiesa di santo Piero apostole Costantino 
imperadoro, cu. acooneioasi dello sue coipe lamecte- 
voimente : e poi tolse la marra por anaaro a fon- 
e p le 1 

Dappoi che EIcna madre ui Costantino imperadore. 
la quale era in Betonia. ehbe udite queste nocelle, 
per Bue lettere mandò lodando il figlinolo di ciò che 
aveva fatto, cioè rinunziato agi idoli : ma duramente 
il nprondò che egli abbi * lasciato lo Iddio degli 
Ebrei . c adori ano uomo crocifisso per luuio. Rispose 
Costantino impcradore alla maure che eila meni seco 
mat 1 n C 1 d 

per la vitenucvonj aisnutazioni^ lji i.-u'.ti.i:ii ;(i)iiLiriECa 
la fe c C 



D p 
WaMiieei. Prospscio gintrait dt luit 
di/iUM. Flratt. 1B&3. fag. 186. 



_ 16 — 

pcrai3oro meno ecco centoquaraniuno Gavissimi Ebrei, 
tra 1 quoli ve ne aveva dodici, i qiiah erano rieplen- 
dentL (li sapienm e di eloqueiizia sopra lutti gli altri. 
Ed essendo ragUDoti insieme il sommo pontehce Sil- 
vestro co SUOI chenC! c gli Giudei detti a disputare 
insieme in presenzia del sagro Costantino impcradoro 
di comune coosentimcnto di parlare . ordinarono due 
gindia pagani, Eavissimi ed approvati uomini, ciò 
foTono Cratone e ZeaoGlo, ai quali si diGnisse tutto 
quello cbe si dovesse dire, E cotale seutenzia fn fer- 



mata 


tra loro . che parlando 1 


uno non parli l' altro. 






tino di loro 


a parlare, cbe aveva 




Abiatar.^o 


disse. Con e 






i dicano esser 


tre Dei. cioè 


Padre. Figlio. Spirito 






i cbc fanno i 


:^ontro alk legge, ohe 




■\e h 


uno solo Iddi 


0 , e nou e altro Iddio 




ae. ae egli dii 


jooo che Cris 


:to è Iddio perchè egli 



fece molti miracoli, molti altri eziandio farona nella 
nostra leg^ olie feciono miracoli e molti segni; e 
impertanto non fnrono arditi di pigliare il nome della 
Deitade come questo Gesil Cristo, il quale costoro 
adorano. A queste cose nspose il sommo pontefice 
Silvestro, e disse. Noi coltiviamo una Iddio, ma non 
diciamo cLe egli sia m mata sohtmline, cbo edi non 
avesse' gaudio di iìyi:i[' ic. E t ;i- nìi v.i'.Lri iibr: vi 
possiamo mostrare i<l Il.niui iJl'jIo u-v. i\-i'^o\ì Chè 
noi diciamo Padre colui, noi quan! uice il Profeta nel 
Salmo; %li cLinmerà me: Tu sei il Padre mio. Fi- 
gliuolo . del qaalc il Profeta dice : Tu sei il mio 
Figliuolo. 10 oggi ti bo ingenerato. Diciamo essere 
Spinto Santo , del quale dice quello medesimo : Dallo 



Spinto delta bus bocca è ogni loro TÌrtik. Ancora ohe ' 
diBBS : Facfùomo l' uomo alla imagine e aimìlitudÌDa 
□OEtra, manifestamente mostra la pluralità deUs per- 
BODC, 0 della dìvinitade l'unitade. Chh avvegoaddiochì 
sieno tre persone, egli i pertanto uno Iddio; U quel 
cosa in alcuno modo possiamo mostrare per esemplo 
Tisibile. E togliendo k porpore ' del sagro imperadore, 
A ne fece tre pieglio, o disse; Ecco clie nel panno 
sono tre pieglie, e pure uno è il panno; nel suo modo 
le tré persone sono uno Iddio. Ma oÌÒ che tu di' ohe 
Cristo Jesu non dee eBsere detto Iddio, eoa ciò sia 
cosa che molli altri facessono miracoli e non fòssono 
detti Iddei, ora attendi. Manifesta cosa è Iddio avere 
puniti i superbi di crudele pena, come apparse di 
Datan e Abìron e Saul e dì molti altri. Come di' dun- 
que che Cristo Jesu non era Iddìo, il quale dice che 
era Iddìo, nè per questo il puniia Iddio ? Ma quello 
cte diceva, affermava per gli miracoli che cosi era. 
Allora dissono i giudici ; Manifesto è che Abiatar ò 
vinto da Silvestro; perocché qnesto ha ammaestrato 
la ragione, che se Cristo Jesu non fosse Iddio ed egli 
dicesse che fosse , essendo di ciO bngianlo , non po> 
trebbe dare Vita ai morti. Allora fa rimosso Abiatar, 
e venne il seconda alla battaglia, il quale era detto 
Jona, e disse. Abraam ricevendo la ciictinoisione, da 

' Questo th« siKniflca Quando, AlhreU, « media i'tuere 
registrato Del Vocabolario, 

' Sta laiecs di Pùrfùra, e con questa dgalnania si traiaiia 
fiaqnentemotite esBiupl negli natlchi: eoil pura dicasi di 
Tarlori pei Tertert. 



— 18 — 

Dio /ne giuatiBcato , c tutti i figliuoli d Abroam per 
la circancisioue sono giustiiìcati. Adunque clu non è 
cirainciBO , non o giustificato, A questo rispose il 
sommo pontefice Silvfpstrn. e disse. Manife^a cosa è 
elio Abraam fi: pniisa triiisM. e prima pumr.e a Dio 
cilo %li i c r u 11 ni nt la 

circuncisionoi la fede e la giustizia il foce piacere tt 
Dio. Non eblie adanqoe la circunoisione in aanttSoa- 
2ione, ma in dicemimento dalle altro g^nti. Sicché 
Tinto costai, venne n terzo cbiamato Godolias, e 
iisao coal. Como può essere Iddio questo vostro Cri- 
sto, con CIO Eia cosa clie voi affermate che fosso nato, 
tentato e preso, spogliato, legato, abbeverato di fiele, 
morto e seppellito. cli5 tutte queste cose non possono 
OKsi^rc in Dio".- Hispo.^c a qucstn ii eommo ponteCce 
t 1 r li tu llr E pr de t itte i e t 
cose furono profetate di Cristo jcsu. Chh del suo na- 
scimento disse Isaia profeta: Ecco la Vergine conce- 
peti e partond il figlinolo. Del tentamento disse 
Zaccaria: Io viddi Jesu grande Bucoidoto staro dinanzi 
ali angelo . e Satanas stava alla sua mano destra. 
Del tradimento dico il Salmo : Quello cbo mangerà 
il pane mio . sopra di me map^niflco il tradimento. E 
dello spogliamento il balmista: Divisero le Testimenfa 
mio. e sopra lo vestimeata mie misero la sorte. Dello 
abbeverare del heie dice il eapientisaimo feaiamonc : 
E nella mia sete m ablieverarono d aoeto. Del lega- 
mento diBse Esdra: Voi mi legante non come padre, 
òhe VI liberal della terra d l'^^ritto delle mani del re 
Faraone. Del ano crocifiggimento dico qncllo medesimo: 
Voi nmiliaste me, e impiccandomi in sul legno mi 



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— 19 — 

tradista. Della sua sepoltara dice leremia profeta: 
Nella sepoltura sua e resurrezione sdb risDciteraiiiiO 
molti morti. Non avendo dunqoe Oodolìae che rispon- 
dere, data la sentenzia, fa rìmoBSO. Venne aduui^uo il 
quarto cLiamato Amasi, e diase. Qaelle coso cko fu- 
rono dette di altri, Silvestro dice che furono detto 
del suo Cristo : onde bisogna elio egli pruovi qiiosto 
cose essere state dette del suo Cristo. B il sonuno 
ponteGco Silvestro disse. Trovamene tu un altro ohe 
una verg'ìne il concepesse , clie fosse pasdnto di fiele 
e incoronato di spine, preso, crotùfisso, morto o sop- 
pellito, e che il terzo i& rìsoBcìtasse, e andato poi in 
. delo sedesse dalla destra del Padre. Allora il sagro 
imperadore: Vinto è, se non dà nn altro. G non po- 
tendo colui dò fare fu rimosso, e venne un altro, 
ciò fa Doot, 0 disse. Se questo Cristo è del seroe di 
David cosi nato, o nascendo 6 fatto figliuolo di Dio, 
pcrocchò nucquG santificato; dunque per essere un'al- 
tra volta EantiGcato, non debbo essere battezzato. A 
questo rispose il sommo pontefice Silvestro , e disse 
cosi. Siccome la circundaione ebbe fine nella circon- 
ddone di Cristo Jesa, cosi il battesimo. nostro elibe 
cominciamcnto di santificazione nel battesimo del no- 
stro Salvatore Cristo Jcsu. Non fu dunque battezzato 
per OSBOro santificato , mn per santificare f^li filtri. 
Tacendo Doet, disse Costantino imperadore. Non ta- 
cerebbe Doet, se avesse che dire contro a loro. Allora 
ai levò l'altro, che aveva nome Cusi, e disse. Noi 
vorremmo che questo Silvestro d spianasse lo cagioni 
di questo parto virginale. Disse il sommo pontefice 
Silvestro. La terra, di che Adamo fu formato dal ma- 



— 20 — 

gnifioo e grande Iddio onnipotente, era incorrotta e 
vergine; perchè non era ancora aperta a Lcre sangue 
d'uomo, e non aveva ricevuta la terra la makdiztone 
delle spino, e non aveva ancora sopoltura do' morti, 
e non era ancora stata data a mangiare al Eerpeute. 
Convonne dunque che della vergine Maria fosse fatto 
un altro Adamo, acciò che , coma il serpente aveva 
vinto colai clie era aatò dalla terra vergine, cosi 
fesse vinto da colui che era nato da una vergine: 
e quegli che fu vincitore d'Adamo, fu fatto tentatore 
del ncBtro Signore e Salvatore Cristo Jesu nel deserto, 
acciò che quegli che aveva vinto Adamo mangìantc, 
fosso vinto da Cristo Josu digiunante. Vinto costui, 
venne il settimo; ciò fu Ikniamin, e disse. Come può 
essere il vostro rristo figliuolo di Dio, il quale 
potè essere funtaio diil diavolo, the ora fu costretto 
nella fame faro delle pietre pane, e fu condotto ov- 
vero levato in altezza del tempio, acciò che fosse 
condotto ad adotore il diavolof Disse il sommo Pon< 
tefice Silvestro : Se '1 diavolo fu perii vincitore, por- 
ch'egli fu udito da Adamo mangiante, manifesta cosa 
è che fu vinto pei'chò c' fu spregiato da Cristo Jesu 
digiunante. Ma noi confessiamo ehu il nostro Signoro 
e Salvatore Cristo Jcsii non fu tentato corno Iddio, 
ma come uomo; o fu ttntafo l;j vulte per levare da 
noi tutte le tentazioni, i: iici ihtc. a uoi la forma di 
vivere, Chè spesso volto interviene clic dopo la vit- 
toria della Bstinenzia seguisce la tentazione della va- 
nagloria, e all'appetito di signoria e di eccellenzia 
s' unisce la tentazione di vanagloria ; però dunque di 
queste cose i vinto il diavolo da Cristo Jean , acciò 



) anollo RDTìc 
I. jnaniicBia c 



— 32 — 

geoita innaQEÌ ad ogni creatura. Sempie fu la virtù, 
come dice la Santa Scrìttant: Io era partorita prima 
dì tatti i colli; non erano ancora uadte faori la fonti. 
Con ciò eia cosa che il Padre mai non sia auto ' eanza 
parola e sapienza 0 virtù, come pensi tu che gli fosso 
dal tempo quella nome venuto? Rimosso costui, venne 
il nono; ciò fu Jubal, e disse. Manifesta cosa è clie 
Iddio non danna il matrimonio, e non gli maladisse 
mai ; perchè dnnque negate voi cho Cristo nascesBO 
di matrimonio, lo qnale Cristo voi adorate, m non 
perchè pare che voi intenebriate il matrimonio? An- 
cora come può essere tentato colai ohe è potente? E 
come patire qnegli ohe è virtade? B come morire quc* 
gli che è vita? Alla perline tn se' costretto di diro 
che siano due figliuoli; l'uno che '1 Padre ing'Cneroe, 
l'altro cho la Vergine ìogeneroc. ' Ancora come puote 
essere che patisca l' uomo , il quale procedette sanza 
danno di quella persona , dalla quale procedette ? A 
questo rispose il sommo pontefice Silvestro, o disse. 
Noi non diciamo che Cristo Jesu sia nato dì vergine 
per dannare il matrimonio, ma accetUamo ragionevol- 
mente le cagioni del parto virg^aalo, e non intene- 
briamo il matrimonio, ma per questo dire rodomiamo; 
imperocché questa vergine, della quale nacque Cristo 
Jcsu , fu nata di matrimonio. E tentato Cristo Jesu 
per vincere tutte Io tentazioni del diavolo, patisco per 
sottometterò tutto lo passioni, muore poi- distruggere 

' Vodi la Nola precedente a p^is- 11, 
Fu. Fut. Morti. Ptrtarii. te. 



— 23 — 

10 'mperìo ddla morte. Il figliuolo di Dio si è uno 
in Cristo, il quale siccome yeramente A Sgliaolo dì 
Dìo ÌDTisibile, colli ì visibile Cristo JasD. Adunqao è 
invisibile in ciò cbo egli 6 Iddio, ed è visibile in ciò 
cbo egli h uomo. Ma cbe possa patire l'uomo assunto 
sanzB la passione di colui clie lo assume, si può mo* 
strare por esemplo. E potcmo ' porre l'esemplo della 
presento porpore reale, k quale manifesto è cb'ella 
fue lana; e questa lana tinta dì sangue iogoneroo 
colore di porpore, e quando ella fuo tenuta nelle dita 
e torta nel filo, cbe era quello ohs ero torto, ero egli 

11 òoloia della reale dignitade, o era la lana? Dun- 
que alla lana è assomigliato l'aomo, e al colore della 
porpore è assomigliato Iddio ; la qual cosa fu insieme 
colla passione, patendo nella santa croce; ma in ninna 
cosa si sottomise alla passioQC. Poi si levò il decimo; 
ciò fu Tarai , e disse. Non mi piace questo esemplo , 
imperoccbò il colore ò torto insieme colla lana. Al 
quale couLradiccndo tutti , il sommo pontefice Silve- 
stro disse. Togli dunque questo altro esemplo. L' al~ 
bero ebo ba in sè Io splendere del sole, quando egli 
i tagliato, bene in sè riceve la percosse, ma lo splen- 
dore non ha danno dal taglio: in qneato modo patendo 
l'amanitade, la divinità non fa sottoposta a nulla pas- 
siono. Allora si levò rnndecimo; ciò fu Sileone, e 
disse. Se gli profeti profetarono queste cose del tuo 

' Gioì pvtlamv. QuMla i duinen^a primitiva del verbo 
Ptitn, Bitcebè 1 padri di noitra lingua aolevana lermiiinro 
lo itu le prima psrsoDa del piatile dell' iadicaliro nel verbi 
dfllU Beconda Mnlogulone, chs oggi flollcono 1d fang. 



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— 24 — 

uriaco. noi vorremmo sapere le cagioni di uinio scbei 
nimonto e passione e marte, uisse u sommo pontefic 
Silvestro. Cristo Jesu nostro Signore e'Salvatore Bit 



e 

r esaltare 



piccato 11 



di Dio per esaudire li prieirlii de'euoi fedeli. Dicendo 

queue genti, hi u sagro imperaaorc, come i umaei, 
ad. UDO animo dicdono loaa ai sommo pontefice aiive- 
Btro. Allora ii daodecimo. ciò fa Zanrim.- moito inde- 
gnaio disse. Io mi maraviglio molto di voi. sapien- 

■ vocg Mitica laTcca di stìiirM. vtains etmpi ubi vd- 
- iditmuino iDTsca di Btiuietio. e mu mko ira*Mi Kt- 



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tÌEsimi giudici, che voi crediate olle parole dubbiose, 
e ncnsintc clic roniiiiiol.i'iil.ii Idiliii ,:\ iw,n iii!iiiir<!!;lure 



ì. mentre che questo n 



Qente miao uoo grande mnggtiiD, e BCbizzatoii gli oc- 
elli di capo, cadde morto. Alleni tutti i Oiudn grida- 
rono fortemente, e fecero assalto contro a Silvestro. 

Ai quali disse il sommo pontefice Silvestro: Egli non 
disse il nome di Dìo, ma nominò il nome del diavolo 
pessimo. La qual casa si mostra che Cristo Jesu non 
solumouto fae i morti vìvi, ma ancora risacita i morti: 
potocehè potere necidere e non fare vivo b cosa Tana, 
con ciò sia cosa che questo possono &re * e leoni e 

' VocB reEolare dell'utlco lerlN St/tnrt. Nei ptiml 
tempi della lloga* gli Krltlorl li «tudianoo di ridurre tatti 



' Vedi 1& noli a ftg. 10. 



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— 26 — 

serpenti o le fiere salvatidie, Oaàe ài Dio 6 scritto: 

10 ucciderà, e io farò vivere. Se vuole dunque ohe io 
creda che egli non dicesse nome del diavolo, ma quello 
di Dìo, dicalo un'altra volta, e &ccia vivo quello 
toro morto. Che «e egli il poi} uooidere, ma non ren- 
dere alla YÌta, sanza dubhio non nomina il noma di 
Dio vivo, ma del demonio. Allora dissero i 'Giudei: 
Se di Dio è scritto che egli fa de' marti vivi, se Za- 
brim, il quale uccise per lo nome dello iddio suo, non 
potrà rendere vita, certa cosa e elio non chiamò il nome 
di Dio vivo, ma il numi: del di^iiiuiiio, ;il quale s'appar- 
tiene d'uccidere a non di ajiv vif:i E eon ciò fosse 
cosa che Zahrim fosse costretto da' Giudei di faro ri- 
sncitare il toro, disse : Io non passo, ma se Silvestro 

11 rìsnoita in nome di Jean. Galileo , tutti noi crede- 
remo in Ini; che se potesse volare con penne, non lo 
potrebbe fare, Sicchà tutti i Giudei promisono di cre- 
dere , se Silvestro potrà risucitare il toro nel nome 
di Jesu. Allora il sommo pontefice Silvestro, fatta 
l'orazione, so n'ondi all'orecchio del toro, e con 
chiara lioce ' disGe: 0 nomo dì maladizìone e di morte, 
osci fuori pB? comandamento del Signore e Salvatore 
nostro Cristo Jesu , nel cui nome è detto a te toro : 
Leva 8u, e con tutta mansuetudine vattene alla greg- 
gia tua. Incontanente si levò il toro, e con fatta man- 
stietadine si ^sxjà. Allora la reina con tnttì ì Giodet, 
i giudid e tutti gli altri si convertirono alla fede del 
nostro Signore e Maestro Cristo Jesn. 

' ?irola antiquata p«c Teet, la quale però vira totlora nU 
llMtro contado. 



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E dopo alquanti di vennono i pontefici degl'idoli 
& CostantiQO imporodorc, o dissono. Sagro imperadoro, 
Hnppi chi quello craiidc drasrono elio è nella fossn. 
d 11 1 11 1 f 1 i m rt 

1 p J 1 E li d d 

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per la virtù di Cristo Jcsu. gU risposo, il forò rimi- 
nole da ogni danneggiamento. E gli ponte&ci promet- 
tono credere nella fède di Criato Jesu. se ciò si fa. 
B stando il Btanmo pontefice SìlTCStro in orazione, ap- 
parreli santo Piero, e disse: Scenderai sicuro al dra- 
gone, ta e dne preti, che sono t«Co. B quando ia sa- 
rai giunto a Ini . parlali m questo modo : Il Signore 
e Salvatore nostro Cristo Jesu. nato di vergine, cro- 
cifisso e morto e eeppellito. il quale resurressi e siede 
dalla destra parte di Dio. onde verrà al finale di a 
giudicare i vivi e morti . Ei manda a te comandando 
cbo tu Satanas l'aspetti qui in questo luosro. infino a 
tanto che effli verrà. E la bocoa Eua le^berai con uno 
Blo. e con uno aoallo. che alihk segno di croce, il sug- 
gellerai. Poscia ne verrete fuori, e verrete sani e salvi 
alla mensa, e mangerete il pane, che io v'ard appa- 
recchiato. Discese 'adunque il sommo pontefice Silve- 
stro con ì due preti nella fossa per centocinquanta 
gradi, portando seco due lantcruo. Allora disse al dra- 
gone le predette parole, e la sua bocca, che stridea e 
zufolava, legoe, siccome comandamento gli era stato 
ciato d;i .'ianlo Pietro. E tonioo Ru.so , e Irovoa due 
majjlii , clic erano venuti loro dietro per vedere , se 
Silvestro andasse insino al dragone , e per lo puzzo 
erano tramortiti. Ma il sommo pontefice Silvestro nel 



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— 28 — 

nome di Cristo Jeen gli rimenò bbiiì e bqItì , i quali 
bì CDiiTertirono ìncoittaiieDte -con infinita moltìtudise. 
SiccLI i Romani furono liberati da due morti, cioè 
dal coltiTomcnto degl'idoli e dal Tclcno del dragone. 
E ficalmcnto oppresEacdosì il sommo pontofioo Silvc- 
Btro alla passata di questa prCBcato vita , e andando 
all'altra vita perpetua, di tre coso ammonì il clieri' 
cato: la prima clie èglino u'avessono amore insieme, 
la eeonda cLo governaasono bene le cbicso, la terza 
clia guardaBBODO le greggia da' morsi do' lupi. Dappoi 
queste COBO egli bì riposù nel Signore felicemente circa 
gli anni'del Signore trecento venti. 

Costantino imperadore vedendosi guanto della leb- 
bra, e veduto il sommo pontefice Silvestro avere con- 
fusi e vinti que dodici . che crauo iena ammaestrati 
nella leggo ebraica . colle loro scritturo medesime 
e co miracoh del toro e molte altre cose, e conoscendo 
il sacro Jiii|)rr;i(iiuc inreto era per virtù divina, 
disse al KocmiD ]jor.Lei:('(i Silvestro che montasse in 
su n uno palafreno bianco , tutto covertato di drappo 
a oro , cbe era quivi apparecchiato al suo palazzo. B 
il sacro imperadore pose la' mano al freno, e per tutta 
Roma col popolo insieme gli andò a piè a destra, o 
gridando : Viva lo Papa de Cristiani. B dappoi fatta 
questa cirmiunia per tutta Roma, tornarono al palazzo 
del sacro imperadoro, e quivi presono rinfrOBCamcntO- 
E Costantino disse al sommo puntoflce Silvestro: Non 
istà bene in una citta {franile e !iiagii;i. ciiin i! que=fn 
di Roma, dno signori, cioi^ lo spintnale e 1 li>mpo- 
rale. Io ti lascio qui m Roma a governare lo spiri- 
tuale e a crescere e aggrandire la eanta Cbiesa: o per 



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_ 29 ~ 

questo fare, dono alla Chiesa tutto il reame della Pu- 
glia , e Bimilmcntc tutta In Macca , o '1 Ducato e '1 
Patrimonio e tutta la Romagna. E da molti altri im- 
peradori vegnenti dopo Costantino farono queste cin- 
que provincÌB confermata alla santa madre Ecclesia. 
E> dipoi Costantino imperadore se n' andò in Costan- 
tinopoli ad abitare per iatanzia, e fccesi porro in s'nno 
cavallo di lironzo, e Bimìlmonte lui di bronzo, in au la 
cupola della cbieea di santa Sofia con una spada in 
mano, minacoiando in verso gl'iafedeli. E oggidì per 
negjigenzia de' Cristiani l'hanno presa. Deo gratiat. 



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TAVOLA. 



DI VOai Xt MODI DI DIBS 




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